1 gennaio 2013

S O L E di e con Valentina Capone


S O L E
di e con Valentina Capone
liberamente tratto da Le Troiane e da Ecuba di Euripide
regia, ideazione spazio scenico, costumi Valentina Capone
assistenti alla regia Rascia Darwish, Alessandro Rinaldi
maschere Stefano Perocco Di Meduna
tecnica Ciro di Matteo
foto di scena Irene De Caprio, Alessandro Rinaldi

(calendari//foto//informazioni// schede su www.danzamda.it)
Sole è nato nel 2002, dedicato a Leo de Berardinis 

Valentina Capone- PREMIO ETI-GLI OLIMPICI DEL TEATRO cat. ATTORI EMERGENTI 2009 con lo spettacolo SOLE

La vicenda de Le Troiane è nota: sullo sfondo di Troia in fiamme, le prigioniere di guerra sono alla mercè dei Greci, vincitori con l’inganno del cavallo di legno.
La partenza delle navi si affretta, mentre, in un incendio totale, la città di Troia rovina, con sinistri fragori. Nell’aria i lamenti delle donne di Ilio, sole. Arrivano, poi vengono portate via, come dal vento, e lasciano una realtà non definibile, nella quale ciò che chiamiamo Destino o Dio o Legge di Natura, può trasformare tutto nel suo opposto; chi era libero e potente adesso è schiavo, chi rideva, piange. Voi che sembrate ora felici. La realtà ed il suo contrario nel simbolo del Sole, che illumina e dà la vita e che, allo stesso tempo, quella stessa vita essicca.

I testi di riferimento di Sole sono principalmente Ecuba e Le Troiane. La tecnica compositiva utilizzata consiste in una successione di momenti, senza un nodo tragico e accentratore dell’azione: l’unità va ricercata nel clima sentimentale e tonale. In questa struttura, durante il processo creativo si sono inseriti suoni, parole e frammenti altri. Tra questi, la “piccola” storia di Etora, un personaggio di pura fantasia che commenta l’azione e le apparizioni sulla scena dal suo punto di vista e che spezza parzialmente il ritmo tragico e suggerisce un’altra dimensione in cui vivere il dramma, anche se, inevitabilmente, viene via via assorbita dall’insensatezza della guerra e dall’immobilità dell’attesa, che tutto rende minaccioso e tutti paralizza.

In Sole non ci sono distinzioni nette tra Bene e Male, non ci sono categorie assolute, assolute certezze. In Sole, semplicemente, ci sono frammenti di poesia e di lacrime che si chiamano tra loro, che allargano la dimensione della Storia per giungere alla storia microscopica ed enorme che faticosamente tutti sopportiamo dentro, più o meno consapevolmente, e che nonostante tutto, non vogliamo dimenticare perché è proprio “la nostra”.

Sole è uno spettacolo visionario, in cui le musiche e le luci non sono mai di accompagnamento ma diventano esse stesse sensazione. . La scenografia è essenziale - tre sedie ed uno scudo sospeso (il sole?) proprio perché lo spazio sia tutti i luoghi e nessuno: le rovine della città, un cimitero o forse, semplicemente, il luogo in cui ci si veste e ci si spoglia per dar vita alle singole figure ed alle maschere.”