CALIGOLA
da Camus
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drammaturgia Maccagnano/Tringali/Gatti
regia e coreografia Aurelio Gatti
musica originale Lucrezio deSeta
scena e costumi capannone Moliere
con Luna Marongiu, Sara Rossi, Marica Zannettino
Sebastiano Tringali, Claudio Casadio, Valentina Capone
e quindici anziani senatori
Ma non
sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole
come ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di
impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. [...]
È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo così com'è
fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o
dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di
questo mondo.
Dal
Caligola opera teatrale di Albert Camus, elaborato in diverse versioni
dal 1937 al 1958. Testo incentrato sul delirio del potere, rappresentato
per la prima volta a Parigi nel 1945. Camus lavorò a questo testo nel
corso di vent'anni – dal 1937 fino alla versione "definitiva" pubblicata
nel 1958. La rielaborazione fu profonda: le tre stesure definitive
presentano rilevanti differenze. Nella versione del 1941 acquistano
rilievo i personaggi dello schiavo Elicone e del letterato Cherea,
filosofo materialista che fa da antagonista allo stesso imperatore.
L’opera
inizia con la scomparsa di Caligola in seguito alla morte della
sorella/amante Drusilla, un personaggio chiave sul quale gravita la
“trasformazione” dell’imperatore, che viene descritto dai senatori come
un principe ideale: un condottiero, generoso e amato dal popolo, ma con
un difetto, amava troppo la letteratura. La narrazione di Camus è molto
veloce come la trasformazione dell'imperatore... Caligola è in preda
alla pazzia ma con i suoi comportamenti influenza e mette nella
condizione di interrogarsi : costringe a pensare , mette in pericolo la
normalità,... il dramma di Camus si conclude con il discorso in cui
Caligola comprende che la felicità è irraggiungibile ma anche il dolore
non ha senso perché nulla dura a lungo. In questa sintesi la libertà
perché non si è più soggetto ai ricordi o alle illusioni, ma anche la
consapevolezza del “vuoto” : Caligola si rende conto di essere vuoto,
non possiede niente, nemmeno la paura della morte dura molto e ciò che
gli resta, come dice lui stesso, è solo “un grande buco vuoto nel quale
si agitano le ombre delle mie passioni”.